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Ma che succede quando si passa alla pratica, quando la transizione diventa il centro delle politiche di governo? Succede che l’ irruzione dell’ aggettivo “ecologica” cambia le regole del gioco. Il come lo ha spiegato, all’ incontro sulla sfida della transizione ecologica organizzato da Terna, Valentina Bosetti che, oltre a svolgere le funzioni di presidente dell’ azienda che gestisce la rete dell’ energia elettrica, è esperta di clima e una degli autori del rapporto Ipcc. “Quando diciamo che la transizione è il passaggio da una situazione A a una situazione B è sbagliato concentrare l’ attenzione solo su B, come spesso si rischia di fare”, spiega Bosetti. “Perché è vero che nel caso della transizione ecologica occorre posizionare con attenzione B, per calcolare quanto costa arrivarci e che benefici produrrà. Ma A non è immobile, non è un punto dato, una certezza su cui è possibile ripiegare. La crisi climatica sta cambiando il presente, cioè A. Non fare niente significa lasciare che la situazione peggiori per tutti e per alcuni in particolare. Penso ad esempio a chi lavora all’ aperto, a chi è costretto a venire esposto a lungo agli effetti di un’ aria che, in base alle definizioni di legge, non è sicura. Accelerare la transizione ecologica dunque vuol dire non solo incassare vantaggi futuri, ma anche acquisire benefici immediati. Mentre il costo dell’ inazione è molto alto”. Dunque agire, o meglio reagire di fronte alla minaccia della crisi, è una priorità. Ma questa esigenza apre una seconda domanda: come? Il rischio – continua la presidente di Terna – è agire in modo disordinato e non coordinato. Affrontare una crisi alla volta – sanitaria, ambientale, sociale, economica – senza cogliere le connessioni tra l’ una e l’ altra. Finendo così per accumulare un’ enorme quantità di impegni e di spese dall’ esito incerto, limitando l’ agenda a una lista di opere da fare anziché di esigenze da soddisfare. Mentre l’ integrazione interdisciplinare mirata ai bisogni, alla funzionalità, è la chiave che permette di risparmiare coordinando le strategie per raggiungere i vari obiettivi e creando le nuove competenze che servono. “La transizione ecologica richiede un ripensamento profondo nel funzionamento dei sistemi, unitamente a un approccio sistemico”, ha aggiunto il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. “Il concetto di transizione ecologica non va solo compreso ma anche calato nelle scelte singole.

Anche nella progettazione del Pnrr, del Fondo complementare, del Fondo sviluppo e coesione, dei fondi pluriennali di investimento che sono nella Legge di bilancio, dobbiamo seguire un approccio sistemico e integrato. La sostenibilità, applicata alle infrastrutture, implica una valutazione lungo tutto l’ arco vita, incluso lo smantellamento, in una logica di economia circolare”. “La frammentazione della progettualità può essere pericolosa per un Paese come il nostro che si vuole rilanciare”, ha concluso Stefano Donnarumma, amministratore delegato di Terna. “Per la transizione ecologica serve una cultura dell’ ascolto e del confronto, senza barriere. Serve aprirsi a diverse discipline, non esiste un’ expertise più importante dell’ altra: transizione ecologica ed economia circolare sono concetti che si uniscono. Risorse, competenze, organizzazione e regole sono importanti e questo Paese deve usare i suoi campioni, le aziende che possono fare da locomotiva alla ripresa”.

FONTE: www.huffingtonpost.it